Il 2020 è stato (e lo è tutt’ora) un anno di cambiamenti globali
che ha visto l’umanità unita
nel fronteggiare un nuovo male. La rabbia ed il dolore sono stati sentimenti
comuni che hanno accompagnato il senso di impotenza nell’osservare quanto stava
accadendo. Sentimenti questi che caratterizzano un’altra sfida che vede
protagonista l’essere umano: quella del cambiamento climatico.
Quali sono i
meccanismi psicologici che accomunano i problemi più grandi dell’ultimo secolo?
Se ne parla in questo
articolo dove vengono descritti alcuni bias che possono avere un forte impatto
sulla salute del nostro pianeta.
Curioso di saperne di più? Su aBetterPlace un
nuovo articolo in cui si parla
di cambiamento climatico, bias e 2020!
La risposta più comune degli animali alla paura non è combattere, bensì immobilizzarsi o scappare. Noi umani, nella maggior parte dei casi, ci comportiamo allo stesso modo: se qualcosa ci spaventa, tendiamo a bloccarci e cerchiamo di eliminare quella sensazione negative che la paura provoca in noi.
Proprio per questa ragione, gli avvertimenti perentori e minacciosi hanno un impatto molto limitato sul nostro comportamento: selezioniamo le informazioni e tendiamo a credere solo a quelle positive, neutralizzando o ignorando ciò che ci suona come una minaccia o un ammonimento per quanto riguarda la nostra salute, il nostro benessere economico, il nostro futuro.
A livello di comunicazione, il concetto chiave è che la paura e i messaggi intimidatori in generale, portano alla non-azione e quindi, se vogliamo attirare l’attenzione e comunicare in modo efficace, ci conviene puntare su un registro positivo, che parli in termini di progressi e guadagni piuttosto che di fallimenti e perdite.
L’avversione umana alla perdita è uno dei concetti fondanti dell’economia comportamentale, di cui ci parlano per primi Kahneman e Tversky in “Pensieri lenti e veloci”. In questo interessante TedXTalk, l’avversione alla perdita (loss aversion) viene ripresa dalla neuroscienziata comportamentale Tali Sharot che illustra tre regole base da seguire allo scopo di comunicare efficacemente e apportare significative modifiche nei comportamenti delle persone.
Perché ci comportiamo in modo incoerente rispetto alle nostre credenze? Perché, nonostante si abbia ben chiaro cosa sarebbe giusto fare, non riusciamo a mettere in atto comportamenti che concretizzino i nostri pensieri?
Tutto rimane nella mente e da lì non esce. Si prova un gran senso di colpa ma, non per questo, si riesce ad agire, a fare ciò che, nel profondo, si comprende sarebbe giusto. In questo TedTalks, Noah Lanier spiega perché l’essere umano non riesca a reagire anche a fronte di una tematica che lo riguarda da vicino: il cambiamento climatico.
Analizzando diversi approcci, introduce un concetto che gli architetti delle scelte conoscono bene: il paternalismo libertario.
Sempre più frequentemente leggiamo articoli pubblicati su testate anche importanti, in cui si parla di bias cognitivi e del loro ruolo in questo momento di incertezza.
Questo non può che farci piacere, finalmente si parla di come le persone prendono le proprie decisioni. Ma siamo sicuri che vengano date le spiegazioni giuste? Anche in questo campo è necessaria una buona conoscenza di quella che è una vera e propria scienza, chiamata appunto scienza del comportamento: non ci si può improvvisare!
“[…] noi esseri umani ci inganniamo costantemente elaborando fragili resoconti del passato e convincendoci che siano veri”
Daniel Kahneman in “Pensieri lenti e veloci”, p.265
Vi è mai capitato di pensare di aver previsto un evento? Di dire frasi come ”ve l’avevo detto io”? BENE! Come tutti gli esseri umani siete caduti nell’hindsight bias o bias “del senno del poi”. Consiste nel credere di aver saputo prevedere in anticipo un evento accaduto nel passato. In realtà ci stiamo ingannando! La nostra mente, quando raccontiamo una storia, evita di farci incappare nelle incoerenze per rendere il racconto e il pensiero più fluido. Il risultato? Ci convinciamo che la realtà sia sempre stata chiara e controllabile: il mondo ci sembra meno spaventoso.
Kahneman nel suo libro “Pensieri lenti e veloci”, sottolinea come sia per noi difficile elaborare possibili incoerenze perché potrebbero confondere le nostre idee e i nostri sentimenti. Siamo quindi naturalmente portati a costruire storie di comportamenti ed intenzioni delle persone in modo che siano coerenti con le conseguenze delle loro azioni. Per questo, quando capita un evento imprevisto, aggiustiamo la storia che ci siamo raccontati fino a quel momento in modo che sia coerente con le nostre aspettative. Ed ecco che esclamiamo “io lo sapevo, me lo sentivo”! Rivediamo velocemente la nostra prospettiva della realtà per adattarla ai nuovi dati e alle nuove conoscenze che abbiamo acquisito. Sembra un meccanismo perfetto.
Perché, allora, viene considerato un bias? Modificare completamente la nostra prospettiva rispetto ad un problema o ad un’idea, spesso, non ci permette di tenere a mente quale fosse il nostro stato mentale e il nostro pensiero nel passato.
Ri-narrare significa, in un certo senso, modificare ciò che è stato per adattarlo al presente.
Fonte:
Kahneman, D. (2012). Pensieri lenti e veloci. Milano: Mondadori
Lavori troppo e fai poco esercizio? Ami i Big Mac e non vai mai a trovare la vecchia zia logorroica?
Katherine Milkman, professoressa dell’Università di Wharton, ci parla del “Temptation Bundling”, strategia che consiste nel legare una cosa piacevole ad un’altra meno piacevole, faticosa o fastidiosa, che spesso cerchiamo di schivare ma che sappiamo sarebbe bene fare per sentirci meglio, fisicamente o moralmente!
In questo breve video, Katherine racconta la sua ricerca, i risultati della sperimentazione e fornisce spunti su come applicare il Temptation Bundling alla nostra vita quotidiana per recuperare un maggiore controllo su noi stessi.
In questo tempo scandito da decreti ed incertezze, esiste una nuova realtà con la quale, sembra, bisognerà convivere più a lungo del previsto: la didattica a distanza.
La Behavioral Economics può fornire spunti di riflessione e indicazioni per liceali e universitari in modo da rendere questa esperienza il più proficua e funzionale possibile. Ecco 6 suggerimenti proposti dal Behavioral Insight Team che possono aiutare gli studenti.