Il blog di Nudge Italia
Rompere il soffitto di vetro: la Behavioral Economics a sostegno della parità e dell’inclusione di genere sul luogo di lavoro
Contenuto elaborato da Chiara Curiale
Cos’è il soffitto di vetro? E perché è così importante per il futuro ed il benessere nel nostro Paese?
Quella del “soffitto di vetro” è una metafora che indica l’impedimento gerarchico che ostacola le donne e le minoranze nel raggiungimento di un elevato successo professionale. Rispetto agli uomini, infatti, le donne hanno minori probabilità di essere assunte, ricoprono meno frequentemente posizioni di leadership e, a parità di lavoro svolto, vengono pagate meno.
In occasione dell’International Women’s Day, vi proponiamo una lettura delle diseguaglianze di genere nell’ottica della Behavioral Economics.
Per scoprire come rompere il soffitto di vetro e progettare contesti di lavoro più inclusivi, vieni a leggere l’articolo pubblicato sull’Osservatorio BE di aBetterPlace.
Sei un dormiglione? Clocky è la soluzione che fa per te
Contenuto elaborato da: Vittoria Perego
sei anche tu uno di quelli che punta almeno tre sveglie ogni mattina per essere sicuro di alzarsi e non continuare a dormire? Anche per questa situazione la behavioral economics ha la soluzione adatta a te…
Vi presentiamo la sveglia Clocky. La sua caratteristica? quando suona inizia a muoversi per la stanza, per spegnerla bisogna per forza uscire dal tepore delle coperte, alzarsi dal letto e prenderla.
E’ un ottimo esempio di come sia possibile aiutare le persone a modificare il proprio comportamento con una semplice “spinta gentile”.
Regressione verso la media: perché i rimproveri non migliorano le prestazioni?
Contenuto elaborato da: Chiara Curiale
Perché mai noi, che preferiamo stare dalla matematica il più lontano possibile, dovremmo interessarci di statistica, campionamento e media? Che cosa c’entra la media con i piloti d’aereo? Kahneman, psicologo israeliano e vincitore del Premio Nobel in Economia nel 2002, ci spiega perché è importante considerare uno dei principali indici statistici descrittivi: la media.
Egli era incaricato di tenere lezioni ai piloti dell’aeronautica israeliana relativamente alla presa di decisione in contesti di incertezza. Kahneman scoprì che gli istruttori erano convinti – in seguito ad un gran numero di esperienze sul campo – che le punizioni o i rimproveri per gli errori commessi dai piloti fossero il giusto mezzo per migliorarne le prestazioni di volo. Si erano accorti, infatti, che quando ad un comportamento scarso seguiva un rimprovero, la prestazione successiva dei piloti migliorava; al contrario, quando ad una manovra di volo corretta si faceva seguire un rinforzo, la prestazione immediatamente calava. Ma è davvero così?
Apparentemente gli istruttori hanno ragione, ma, se analizziamo a fondo la questione, ci accorgiamo di un effetto che spiega l’andamento delle prestazioni, sia nel campo aereonautico sia nella vita di tutti i giorni. Questo effetto è noto come regressione verso la media: i risultati eccezionalmente buoni o eccezionalmente cattivi rispondono a complesse leggi di casualità; questo fa sì che, dopo aver ottenuto un esito estremo (in positivo o in negativo), l’esito della misurazione successiva tenderà ad essere più vicino alla media. Dopo una manovra di volo particolarmente scorretta (molto sotto la media), il pilota migliorerà la sua performance, che tenderà ad avvicinarsi alla prestazione media, indipendentemente dal rimprovero proveniente dall’istruttore.
La regressione verso la media, quindi, potrebbe spiegare perché i rimproveri talvolta appaiono migliori delle lodi; pensate, ad esempio, all’effetto che questo potrebbe sortire in ambito scolastico o lavorativo, se gli insegnanti e i datori di lavoro non sono adeguatamente informati e formati.
Prendere consapevolezza di questo tipo di effetti è il primo passo per modificare il nostro comportamento.
FONTE: Kahneman, D. (2012). Pensieri lenti e veloci. Milano: Mondadori
Reagire con positività alle negatività: il punto di vista della Behavioral Economics
Contenuto elaborato da: Vittoria Perego
Che differenza c’è tra rischio e pericolo?
Per scoprire la risposta a questa domanda e per comprendere meglio altri comportamenti poco razionali che le persone mettono in atto quotidianamente puoi leggere il nuovo articolo pubblicato sull’osservatorio BE di aBetterPlace cliccando sul link! Anche in questo caso l’Economia Comportamentale può aiutarci ad evitare di cadere in errori di giudizio.
Buona lettura, facci sapere cosa ne pensi!
Nudge & Donazioni : Pt. 2
Contenuto elaborato da: Vittoria Perego e Chiara Curiale
Ricordate l’evento live che vi abbiamo proposto qualche giorno fa sul Nudging e la promozione di comportamenti prosociali? Nel caso in cui ve lo siate perso o vogliate approfondire maggiormente la tematica potete trovarlo disponibile al seguente link: https://www.youtube.com/watch?v=ZCGFHXnEZU4&feature=youtu.be
Durante la diretta si è parlato di come il Nudging, se applicato correttamente, possa tradursi in interventi coinvolgenti e in grado di favorire il benessere delle persone.
In particolare, il nostro Massimo Cesareo ci parla di fundraising e comportamenti prosociali. E’ una chiacchierata della durata di circa mezz’ora in cui a momenti di inquadramento teorico in materia di Behavioral Economics si alternano momenti in cui vengono descritti alcuni interventi di Nudging che si sono già dimostrati efficaci nel guidare le persone ad adottare comportamenti prosociali.
Tu cosa aspetti? Clicca sul link e scopri questo mondo interessante!
FONTE: https://www.youtube.com/watch?v=ZCGFHXnEZU4&feature=youtu.be
Conti mentali che non tornano: occhio al portafoglio d’investimento!
Scritto da Luigia Barzaghi, curato da Martina Galimberti
Uno degli obiettivi degli studiosi del comportamento è quello di descrivere in che modo gli esseri umani prendono decisioni e compiono scelte. Per molti anni, il modello di riferimento adottato per studiare i processi decisionali è stato quello proposto dall’economia tradizionale, nel quale l’essere umano veniva trattato come un decisore razionale, in grado di compiere scelte che seguivano alcuni assiomi ben definiti. A partire dagli anni ‘70, tuttavia, diversi studiosi, tra i quali Kahneman e Tversky, pionieri dell’Economia Comportamentale, hanno messo in luce come alcuni degli assunti proposti dalla teoria economica tradizionale non fossero sufficienti per descrivere in modo adeguato la complessità del comportamento umano.
Una tra le più importanti teorie proposte dagli economisti comportamentali è quella del Mental Accounting, elaborata dall’economista Richard Thaler (1985), secondo la quale le scelte economiche delle persone sarebbero fortemente influenzate da un sistema di contabilità mentale che viola diversi postulati della teoria economica tradizionale. Lo studioso, nel descrivere tale fenomeno, parte da alcuni assunti della Teoria del Prospetto formulata da Tvesky e Kahnemann nel 1979, sottolineando come il contesto in cui viene presentata una scelta possa influenzare le decisioni (effetto framing) e come le perdite abbiano un peso emotivo diverso rispetto ai guadagni (avversione alla perdita).
IL SISTEMA DEI CONTI. Tra i diversi concetti descritti all’interno di tale teoria, troviamo quello che viene definito “sistema dei conti” secondo il quale gli individui organizzano le proprie scelte relative al reddito ed alla ricchezza attraverso un sistema di veri e propri conti mentali. In altre parole le persone tendono a separare mentalmente le diverse spese necessarie per gestire al meglio il proprio denaro: “denaro per la spesa”, “denaro per il divertimento” ecc.
Nella vita di tutti i giorni, il sistema dei conti, sia esso gestito tramite app, quaderni, buste o barattoli, può essere molto utile per controllare le spese e può aiutare le persone a suddividere il loro budget all’interno in diversi conti mentali: uno per le spese correnti finanziato dallo stipendio mensile, uno per le spese eccezionali finanziato dai risparmi giacenti sul conto corrente (ad esempio, l’acquisto di una nuova auto) e anche uno per i risparmi a lungo termine, finanziato dagli asset di borsa (ad esempio, per fini pensionistici). Ad ognuno di questi conti corrisponderebbe inoltre una differente propensione al consumo e questo consentirebbe agli individui di migliorare la loro capacità di autocontrollo.
Questo sistema di contabilità mentale, viola tuttavia quello che viene definito principio economico di fungibilità del denaro: secondo la teoria economica tradizionale, tutto il denaro in nostro possesso dovrebbe infatti essere considerato allo stesso modo, indipendentemente dal fine per cui viene utilizzato o dalla sua provenienza.
GESTIONE DI PERDITE E GUADAGNI. Il lavoro di Thaler ha permesso inoltre di analizzare in dettaglio il modo in cui le persone percepiscono le diverse attività finanziarie e gestiscono mentalmente i guadagni e le perdite ottenute:
- In alcuni casi possono usare un solo conto mentale generale in cui contabilizzano tutte le operazioni compiute in un certo periodo. Si parla, quindi, di conto mentale integrato ed il saldo è rappresentato dalla differenza tra guadagni e perdite;
- In altri casi utilizzano due conti mentali separati raggruppando nel primo i guadagni e nel secondo le perdite.
COMPOSIZIONE DEL PORTAFOGLIO. In che modo le persone allocano le risorse nel loro portafoglio? In uno studio del 2001, Benartzi e Thaler hanno proposto ai partecipanti diverse opzioni che riguardavano l’allocazione dei risparmi ed hanno potuto osservare quanto segue:
- Quando sono disponibili due fondi, di cui il primo investito in azioni e il secondo investito in obbligazioni, le persone investono metà dei loro risparmi nel primo fondo e metà nel secondo;
- Quando invece sono disponibili tre fondi, di cui due azionari e uno obbligazionario, le persone dividono in parti uguali i loro risparmi tra i tre fondi costruendo così un portafoglio costituito per due terzi da azioni e per un terzo da obbligazioni.
Questo risultato mostra che gli investitori valutano le tre opzioni separatamente e non come parti dello stesso portafoglio. L’incongruenza in questo caso si evidenzia nel fatto che se nel primo caso, con due soli fondi disponibili, gli individui decidono di investire metà del patrimonio nel fondo azionario e l’altra metà in obbligazioni, allora anche nel secondo caso il loro portafogli dovrebbe essere costituito al 50% per cento da azioni e al 50% per cento da obbligazioni, indipendentemente dal numero di fondi a disposizione. Si arriva invece in quest’ultimo caso ad un’allocazione in cui il portafoglio è composto dal 66% da titoli azionari. Gli investitori dimostrano dunque in questo studio di aver difficoltà nel diversificare il loro portafoglio seguendo i principi delineati dall’economia tradizionale: il modo in cui scelgono di allocare le loro risorse è, in altre parole, diverso da quello che adotterebbe un decisore perfettamente razionale.
ANDAMENTO DEL PORTAFOGLIO. A causa della contabilità mentale separata, gli investitori possono avere una percezione distorta dell’andamento del proprio portafoglio: anziché valutarne l’andamento globale, focalizzano la loro attenzione sul rendimento dei singoli titoli.
In una situazione molto semplificata in cui un investitore possiede solo due titoli, la valutazione separata dei loro rendimenti potrebbe fargli perdere di vista che il rendimento del portafoglio sia comunque positivo, nonostante uno sia in perdita e l’altro in attivo. Le perdite, inoltre, sono “sentite” il doppio dei guadagni e l’investitore potrebbe avere la sensazione che il portafoglio sia in perdita.
DISPOSITION EFFECT. Un altro fenomeno collegato alla contabilità mentale è l’effetto disposizione (Disposition Effect), studiato da Shefrin e Statman (1985).
L’effetto disposizione consiste nella tendenza a tenere troppo a lungo nel portafoglio le azioni che stanno perdendo valore, ed, al contrario, vendere quelle vincenti ben prima che possano arrivare al rendimento massimo.
L’Homo economicus, perfettamente razionale, venderebbe più rapidamente i titoli in perdita e non cederebbe alla tentazione di vendere subito i titoli vincenti, saprebbe aspettare il momento ottimale per vendere ed acquistare, massimizzando la probabilità di guadagno.
Shefrin e Statman forniscono la seguente spiegazione per questo fenomeno: vendere un titolo significa chiudere un conto mentale, e chiuderlo registrando un utile dà soddisfazione e alimenta la fiducia nelle nostre stesse abilità, mentre chiuderlo in perdita è un duro colpo per la nostra autostima.
Rinviare la vendita di un titolo che sta perdendo permette quindi di evitare un dolore e magari anche il dispiacere di vedere il titolo recuperare in un momento appena successivo e di conseguenza evitare anche il rimpianto: “se non avessi venduto…”.
In questo articolo sono stati approfonditi alcuni concetti di base che descrivono il fenomeno del Mental Accountig, una delle principali teorie emerse dall’Economia Comportamenale.
Conoscere in che modo prendiamo decisioni in ambito finanziario e sapere che non sempre queste risultano perfettamente razionali può essere di grande aiuto per gli studiosi del comportamento. Un’analisi approfondita di fenomeni come quello descritto possono infatti permettere di sviluppare strategie utili per aiutarci a prendere scelte migliori per il nostro futuro e migliorarne il benessere.
BIBLIOGRAFIA
Benartzi, S., & Thaler, R. H. (2001). Naive diversification strategies in defined contribution saving plans. American economic review, 91(1), 79-98.
Girotto, V., & Legrenzi, P. (Eds.). (2004). Psicologia del pensiero. Il mulino.
Kahneman, D., & Tversky, A. (1979). Prospect Theory: An analysis of decision under risk. Econometrica, 47(2), 263.
Shefrin, H., & Statman, M. (1985). The disposition to sell winners too early and ride losers too long: Theory and evidence. The Journal of finance, 40(3), 777-790.
Thaler, R. (1985). Mental accounting and consumer choice. Marketing science, 4(3), 199-214.