Il blog di Nudge Italia

Insta-reminder: quando i buoni propositi non bastano

Contenuto elaborato da: Chiara Curiale

Perché non riusciamo a controllare il tempo che passiamo sui Social? Perché abbiamo l’impressione che, una volta iniziato a scorrere le stories o i post di Instagram, fermarci risulti impossibile o, comunque, troppo impegnativo? Perché ci sembra che ogni contenuto, anche il più banale, sia indispensabile da visionare? 

Eppure i buoni propositi quotidiani sono sempre gli stessi: trascorrere il minor tempo possibile sui social network per dedicarsi ad altro. Puntualmente, però, la situazione ci sfugge di mano e ci troviamo assorbiti dal dispositivo, incuranti del tempo che passa. Ecco che il Nudging e la Behavioural Economics ci vengono in soccorso per spiegare questo fenomeno ed aiutarci ad aggirarlo. 

È ormai chiaro che il solo “buon proposito”, la sola intenzione, non è sufficiente per attuare un’azione significativa per il nostro benessere. Alla base di questa tendenza c’è il Self-Control bias, inteso come la difficoltà che l’essere umano ha nel controllare impulsi e comportamenti dettati da abitudini, nonostante la scarsa utilità di questi. Il Self-Control bias spiega come mai trascorriamo sui Social e su internet molto più tempo di quanto in realtà vorremmo o, allo stesso modo, come mai abbiamo mangiato molte più patatine fritte di quante ci eravamo promessi prima di sederci a tavola. La presa di consapevolezza di questo fenomeno ha permesso ad Instagram, uno dei Social più usati nel mondo, di inserire strategie di nudging come i reminder, che migliorano la percezione del tempo trascorso sul web. Tutto ciò che l’utente deve fare è impostare il numero massimo di minuti al giorno che desidera trascorrere sul Social, allo scadere di questo tempo, l’app invia un promemoria. Tuttavia, ogni utente deve volontariamente modificare le impostazioni, scegliendo di ricevere o meno l’avviso. In questo caso, l’opzione di default impostata dal social è “non ricevere il promemoria”. 

Cosa succederebbe invece, se il reminder fosse programmato come default?

A servizio dell’ambiente

Contenuto elaborato da: Martina Galimberti

Perché ci comportiamo in modo incoerente rispetto alle nostre credenze? Perché, nonostante si abbia ben chiaro cosa sarebbe giusto fare, non riusciamo a mettere in atto comportamenti che concretizzino i nostri pensieri? 

Tutto rimane nella mente e da lì non esce. Si prova un gran senso di colpa ma, non per questo, si riesce ad agire, a fare ciò che, nel profondo, si comprende sarebbe giusto. In questo TedTalks, Noah Lanier spiega perché l’essere umano non riesca a reagire anche a fronte di una tematica che lo riguarda da vicino: il cambiamento climatico. 

Analizzando diversi approcci, introduce un concetto che gli architetti delle scelte conoscono bene: il paternalismo libertario.

Fonte: https://www.youtube.com/watch?v=Pn6j6fW52Xw&t=162s 

I bias non “causano” il nostro comportamento

Contenuto elaborato da: Chiara Boli

Sempre più frequentemente leggiamo articoli pubblicati su testate anche importanti, in cui si parla di bias cognitivi e del loro ruolo in questo momento di incertezza. 

Questo non può che farci piacere, finalmente si parla di come le persone prendono le proprie decisioni. Ma siamo sicuri che vengano date le spiegazioni giuste? Anche in questo campo è necessaria una buona conoscenza di quella che è una vera e propria scienza, chiamata appunto scienza del comportamento: non ci si può improvvisare!

Se ne parla all’interno dell’Osservatorio sul Covid19 di aBetterPlace

Fonte: https://abetterplace.it/i-bias-non-causano-il-nostro-comportamento

Ve l’avevo detto!

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Contenuto elaborato da: Martina Galimberti

“[…] noi esseri umani ci inganniamo costantemente elaborando fragili resoconti del passato e convincendoci che siano veri” 

                            Daniel Kahneman in “Pensieri lenti e veloci”, p.265

Vi è mai capitato di pensare di aver previsto un evento? Di dire frasi come ”ve l’avevo detto io”? BENE!
Come tutti gli esseri umani siete caduti nell’hindsight bias o bias “del senno del poi”. Consiste nel credere di aver saputo prevedere in anticipo un evento accaduto nel passato. In realtà ci stiamo ingannando! La nostra mente, quando raccontiamo una storia, evita di farci incappare nelle incoerenze per rendere il racconto e il pensiero più fluido. Il risultato? Ci convinciamo che la realtà sia sempre stata chiara e controllabile: il mondo ci sembra meno spaventoso.

Kahneman nel suo libro “Pensieri lenti e veloci”, sottolinea come sia per noi difficile elaborare possibili incoerenze perché potrebbero confondere le nostre idee e i nostri sentimenti. Siamo quindi naturalmente portati a costruire storie di comportamenti ed intenzioni delle persone in modo che siano coerenti con le conseguenze delle loro azioni. Per questo, quando capita un evento imprevisto, aggiustiamo la storia che ci siamo raccontati fino a quel momento in modo che sia coerente con le nostre aspettative. Ed ecco che esclamiamo “io lo sapevo, me lo sentivo”!
Rivediamo velocemente la nostra prospettiva della realtà per adattarla ai nuovi dati e alle nuove conoscenze che abbiamo acquisito. Sembra un meccanismo perfetto. 

Perché, allora, viene considerato un bias? Modificare completamente la nostra prospettiva rispetto ad un problema o ad un’idea, spesso, non ci permette di tenere a mente quale fosse il nostro stato mentale e il nostro pensiero nel passato. 

Ri-narrare significa, in un certo senso, modificare ciò che è stato per adattarlo al presente.

Fonte:  Kahneman, D. (2012). Pensieri lenti e veloci. Milano: Mondadori

Tra il dire e il fare...c’è l’economia comportamentale!

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Contenuto elaborato da: Chiara Boli

“Alzi la mano chi di voi nell’ultimo mese ha mangiato più di quanto avrebbe voluto. Ora chi ha fatto meno attività sportiva di quella che si era prefissato. Per quanti di voi l’aver alzato due volte la mano equivale a tutto l’esercizio fisico fatto oggi?”

Ci sono tantissime cose che sappiamo sarebbe bene fare per noi stessi (come risparmiare, fare sport, magiare sano) MA quando si tratta di agire, ci comportiamo in modo molto diverso. 

Come risolvere quindi, questo gap che esiste tra ciò che sappiamo sarebbe bene fare e quello che poi in realtà mettiamo in atto? Di una cosa siamo certi: essere informati non basta. Le scienze comportamentali ci insegnano che per cambiare i comportamenti è necessario cambiare l’ambiente in cui le persone prendono le loro decisioni!

In questo TedTalk, Dan Ariely illustra tramite la metafora del lancio di un razzo nello spazio, la ricetta per spingere efficacemente le persone a modificare i loro comportamenti. 

Due sono gli ingredienti: ridurre al minimo l’attrito e.. fare benzina ;)

Qual è la vostra ricetta? 

Videohttps://www.ted.com/talks/dan_ariely_how_to_change_your_behavior_for_the_better

Come far quadrare i conti con il nudging?

Contenuto elaborato da: Vittoria Perego


In questi giorni, più che in altri periodi, anche a causa delle conseguenze economiche ipotizzate successive alla pandemia COVID-19, leggiamo articoli su crisi economica, gestione dei risparmi, ripresa economica e così via.
Il tema dell’alfabetizzazione finanziaria è un tema complesso e altrettanto attuale, sul quale si sono espressi anche esperti di Economia Comportamentale.
La maggior parte delle persone, proprio come te che stai leggendo, possiede un conto corrente. Inevitabilmente le banche svolgono un ruolo cruciale nella quotidianità di tutti noi eppure a causa della complessità e della non sempre sufficiente trasparenza dei processi si rendono, più o meno involontariamente, responsabili di una buona parte dei debiti imprevisti che noi consumatori dobbiamo affrontare andando così a mettere in discussione il nostro benessere finanziario.
Negli ultimi anni la Financial Conduct Authority (FCA-autorità di regolamentazione britannica responsabile della protezione dei consumatori) ha affrontato la questione con interventi di nudging, quali:

  • Promemoria (es. scadenze pagamenti) per diminuire la complessità e aumentare la trasparenza delle informazioni e il coinvolgimento nelle operazioni;
  • Timing ponendo l’attenzione a quando e come inviare i promemoria agli utenti;
  • Opzione di default decidendo le modalità con cui inviare i promemoria (opzione di default o in seguito all’autoiscrizione dell’utente);
  • Formato dei messaggi poiché per quanto sia fondamentale il contenuto anche la forma e il canale con cui viene trasmetto il contenuto hanno importanti conseguenze sulle decisioni di tutti noi.


Per quanto piccoli siano questi cambiamenti, soltanto facendo attenzione anche a queste sfaccettature è possibile spingere gentilmente tutti noi verso “comportamenti economici” più positivi e funzionali.

Per saperne di più sull’argomento clicca sul link, ce ne parlano i colleghi di Behavioral Economics.

Fonte: https://www.behavioraleconomics.com/nudges-in-personal-finance-the-case-of-overdrafts/

Minore sforzo, massima resa

Contenuto elaborato da: Martina Galimberti


Gli interventi di Nudging dovrebbero migliorare il benessere delle persone e per farlo è possibile in alcuni casi far leva sui nostri automatismi. 

Ogni giorno prendiamo decisioni in virtù di influenze provenienti dall’esterno senza neanche rendercene conto. “Dicci qualcosa di nuovo” penserà il lettore. Ed ha ragione. Ormai, la consapevolezza di essere influenzati nelle nostre scelte è sotto gli occhi di tutti e lo accettiamo di buon grado anche se con qualche resistenza. Questo perché, in fin dei conti, la vita è troppo frenetica per poter sempre prendere decisioni completamente ponderate. Non mi concentrerò, quindi, su interventi che fanno leva sulla consapevolezza, conosciuti e già discussi. 

Parlerò di interventi di Nudging che si basano sul non scegliere. È questo il caso di quelle iniziative che, sfruttando la nostra inerzia, utilizzano quella che viene definita “opzione di default”. Uno degli ambiti di applicazione di queste strategie è quello ambientale. Per anni psicologi e ricercatori si sono concentrati sull’individuare strategie utili ad orientare le scelte delle persone verso l’utilizzo di fonti energetiche maggiormente ecofriendly. Quando un consumatore deve scegliere tra l’utilizzo di diversi fonti energetiche, impostare la scelta di default sull’opzione più “green” si è rivelato utile per raggiungere l’obiettivo. E, novità per molti, funziona molto di più degli incentivi economici! Questo perché cambiare piano energetico richiederebbe di compiere un’azione, ovvero muoversi attivamente verso una direzione diversa da quella proposta.

L’essere umano è un amante del motto “minore sforzo, massima resa”.

 - Vieni a dare un’occhiata al post sulla nostra pagina instagram https://www.instagram.com/nudgeitalia/?hl=it

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