Secondo voi, la pandemia, il distanziamento sociale e il lockdown hanno affievolito il desiderio di creare legami, seppur in modo virtuale? La risposta è no.
Ne ha parlato recentemente il nostro Massimo Cesareo, coordinatore di NudgeItalia, in un articolo scritto da Diletta Bufo per L’Eco della Stampa in cui viene approfondito il tema dell’utilizzo delle app di dating ai giorni nostri. È necessario prestare attenzione al ruolo dello smartphone e al suo utilizzo consapevole, il dispositivo aiuta a ridurre le barriere fisiche ma allo stesso tempo può esporre a rischi e ridurre le opportunità di entrare pienamente in contatto con il prossimo.
Anche in un'altra ricerca sul tema “Digital Detox”, condotta da NudgeItalia, è emerso che spesso le persone sedute allo stesso tavolo di un pub siano immerse nella realtà virtuale pur in presenza di altri individui (puoi approfondire la tematica cliccando su questo link http://www.nudgeitalia.it/blog/index.php?id=147494216998 ).
Se siete ancora in cerca della vostra metà in attesa ormai del prossimo S. Valentino prestate attenzione…non è solo questione di romanticismo!
Ed ecco che oggi invece vi presentiamo l’iniziativa messa a punto dalla polizia di Mumbai, in India, per ridurre l’inquinamento acustico prodotto dai clacson in prossimità dei semafori.
Come funziona? Il semaforo registra il livello di inquinamento acustico prodotto dagli automobilisti nell’attesa del verde: maggiore è il rumore prodotto dai clacson, maggiore è il tempo di attesa al semaforo! La scritta che appare a caratteri cubitali è “Honk more, wait more”, cioè “suona di più, aspetta di più”. Se il semaforo di Lisbona intende rendere l’attesa dei pedoni divertente, il “semaforo che punisce” di Mumbai intende responsabilizzare gli automobilisti circa l’uso del clacson.
La percezione del rischio: dalle teorie normative a quelle descrittive
La decisione è la capacità di valutare e di scegliere, all’interno di un ventaglio di opzioni differenti, quella che possa garantirci il miglior risultato possibile. Alcune decisioni sono facili e rapide da prendere perché le prendiamo spesso, magari quotidianamente, ne conosciamo l’esito e ci sono poche variabili da considerare. Altre sono complesse. In alcuni casi, prendere una decisione è un processo difficile che non si esaurisce in un singolo atto, ma si svolge in un arco di tempo più lungo e richiede l’apporto di competenze cognitive ed emotive. Sono complesse, ad esempio, le decisioni che riguardano i risparmi.
Posto di fronte ad una decisione di investimento, il risparmiatore deve considerare diversi fattori quali: la ricchezza a disposizione, l’orizzonte temporale, il rendimento atteso, il rischio. Il rischio relativo ad un prodotto finanziario è direttamente collegato al suo rendimento atteso: maggiore è il rendimento atteso, maggiore è il rischio. In ambito finanziario, il termine tolleranza al rischio si riferisce alla quantità massima di fluttuazione, di variabilità del valore del portafoglio che un risparmiatore è disposto ad accettare e dipende da molteplici fattori, tra cui il livello di cultura finanziaria, la personalità, la percezione di abilità, lo stato emotivo del momento.
Cos’è il rischio?
“ Il rischio nasce dal non sapere cosa stai facendo ” - Warren Buffett
“ Il più grande rischio è: non prendersi nessun rischio ” - Mark Zuckerberg
Warren Buffett è considerato uno dei più grandi investitori di tutti i tempi. La sua affermazione si basa su una considerevole cultura finanziaria ed un’enorme esperienza. L’affermazione di Zuckerberg si basa su un approccio economico in cui l’assunzione del rischio è una condizione indispensabile per l’imprenditore.
Per una persona conservatrice il rischio può essere identificato col pericolo e, pertanto, nella scelta tra le diverse alternative si concentrerà maggiormente sull’evitamento dei possibili esiti negativi. Una persona ottimista, invece, evidenzierà soprattutto i possibili risultati positivi della situazione decisionale.
Come può essere valutato il rischio secondo le teorie normative e descrittive?
Le teorie normative definiscono la “scelta razionale” che dovrebbe essere compiuta da un “individuo pienamente razionale”: l’homo oeconomicus. Sono teorie elaborate da matematici ed economisti. Nell’approccio alla valutazione del rischio, le teorie normative prevedono l’utilizzo del Valore Atteso (Expected Value - EV). L’EV è il risultato di un calcolo matematico: il decisore moltiplica il valore assoluto di ogni opzione possibile (per esempio, la somma di denaro che potrebbe guadagnare o perdere in un gioco, in una transazione) per la probabilità che l’opzione stessa si verifichi. Secondo le teorie classiche, il decisore, alla fine, dovrebbe scegliere l’opzione con il maggiore Valore Atteso.
Ma ci comportiamo realmente così ogni volta che prendiamo una decisione in condizioni di incertezza? La risposta è no. Ci sono, infatti, delle criticità che ostacolano l’utilizzo dell’EV. Una di queste si riferisce al fatto che l'uso del Valore Atteso è appropriato solo in situazioni decisionali che si incontrano molte volte ed essenzialmente nella stessa forma (esempio: lancio dadi, lotterie).
Grazie agli studi di Bernoulli (1738), ripresi da von Neumann e Morgenstern (1947), un migliore approccio al rischio, da un punto di vista normativo, prevede l’applicazione della teoria dell’Utilità Attesa (Expected Utility Theory - EUT). La formula dell’EUT differisce dalla formula dell’EV per il fatto che il decisore moltiplica la probabilità di accadimento di un evento futuro per il livello di utilità del risultato associato. L’utilità è un fattore soggettivo.La forma della funzione di utilità dipende, quindi, dalla nostra attitudine verso il rischio e, di conseguenza, ciascun individuo ha una differente funzione di utilità: se siamo avversi al rischio, rifiutiamo una scommessa preferendo una quantità di denaro pari al suo valore atteso; se siamo propensi al rischio, accettiamo la scommessa; se siamo neutrali, allora le due opzioni sono indifferenti per noi.
Con la Prospect Theory (PT), elaborata dagli psicologi Kahneman e Tversky nel 1979, entriamo nell’ambito delle teorie descrittive. Mentre il fine della teoria classica è quello di stabilire le condizioni ideali (normative) secondo cui una decisione può essere definita “razionale”, la PT si propone di fornire una descrizione di come gli individui effettivamente si comportano di fronte a una decisione. La PT si focalizza in particolare sulle decisioni in condizione di rischio, che sono definite come le scelte in cui si conosce (o si può stimare) la probabilità associata ai possibili esiti di ogni alternativa a disposizione.
La funzione di utilità viene sostituita dalla funzione di valore. La differenza tra le due sta nel fatto che nella funzione di valore le probabilità degli eventi possibili vengono ponderate attraverso un valore soggettivo che rappresenta il ‘'peso'’ che ogni esito ha nella valutazione dell'individuo. Nella valutazione dell’attitudine al rischio dell’individuo vengono inseriti fattori psicologici: status quo, frame, avversione alle perdite, effetto certezza.
1) Status quo. È il punto di riferimento, di partenza.Nel processo decisionale, non ci limitiamo a considerare come massimizzare la nostra utilità (come sostengono la EV e la EUT), ma confrontiamo le opzioni in gioco in relazione ad un nostro punto di riferimento soggettivo, ovvero il nostro status quo.
2) Frame. Si riferisce al contesto in cui l'individuo si trova ad operare la scelta.Il frame e, in particolare, il modo in cui il problema viene formulato, influisce sul modo in cui l'individuo percepisce il punto di partenza, o status quo, rispetto a cui valutare i possibili esiti delle proprie azioni. A seconda di come vengono “incorniciate” dal punto di vista linguistico, due opzioni identiche possono apparire o come un guadagno o come una perdita rispetto allo status quo.
3) Avversione al rischio nell’ambito dei guadagni e propensione al rischio nell’ambito delle perdite. Per la maggior parte degli individui la motivazione ad evitare un’ulteriore perdita è superiore - di circa 2,5 volte - rispetto alla motivazione a realizzare un guadagno addizionale. Le perdite sono percepite come maggiormente dolorose rispetto delle vincite. Ecco allora la propensione al rischio nell’ambito delle perdite: siamo disposti a rischiare il tutto per tutto pur di evitare un’ulteriore dolorosa perdita.
4) Effetto certezza. Gli individui preferiscono un evento certo ad uno solo probabile.Quando gli individui devono scegliere tra un ventaglio di opzioni che presentano tutte esiti positivi, tendono ad attribuire un peso maggiore agli esiti certi rispetto a quelli probabili, anche se questi ultimi hanno un valore atteso maggiore.
A questo punto, prima di decidere tra diverse opzioni di investimento, soffermiamoci un attimo e testiamo la nostra tolleranza al rischio con il “Risk Tolerance Quiz” (al presente link è possibile trovare una versione tradotta in italiano del quiz con un’analisi del contenuto delle domande. La versione originale del quiz è presente in bibliografia). È infatti preferibile non investire in asset rischiosi se la nostra tolleranza al rischio è minima con la conseguenza di passare notti insonni e provare rammarico e rimorso per la decisione presa. Il test è stato sviluppato, testato e pubblicato nel 1999 da due docenti universitari di Finanza: John Grable e Ruth Lytton. Il Risk Tolerance Quiz è stato ed è ampiamente utilizzato da risparmiatori, consulenti finanziari e ricercatori per valutare la disponibilità ad impegnarsi in un comportamento finanziario rischioso. Non esistono risposte corrette e risposte sbagliate e il profilo che deriva, dalle risposte, non rappresenta un'informazione di per sé sufficiente per decidere se e come investire. Facciamoci consigliare da un consulente finanziario esperto.
BIBLIOGRAFIA:
Kahneman, D., & Tversky, A. (1979). Prospect Theory: An Analysis of Decision under Risk. Econometrica, 47(2), 263-292.
Alzi la mano chi vorrebbe risparmiare più soldi di quanti attualmente ne risparmia. Non sarebbe difficile contare le mani alzate, nemmeno se foste centinaia di migliaia: con molta probabilità il numero potrebbe approssimarsi al 100%.
Perché non riusciamo a mettere da parte le somme di denaro che vorremmo? Cosa ci impedisce di farlo? In questo articolo, pubblicato sull’Osservatorio BE di aBetterPlace, Chiara Curiale ci parla di come la Behavioral Economics ci aiuta a spiegare il tema del risparmio personale.
Crediamo fortemente che in un mondo colpito da un’emergenza sanitaria ed economica senza precedenti, per noi studiosi del comportamento restare a guardare non sia un’opzione consentita. Leggete il nostro piccolo contributo cliccando al link qui sotto e…buon risparmio!
Nel 2020, la battaglia contro la pandemia ha prodotto in Italia la perdita di 74.159 vite e nel mondo oltre 1,8 milioni di morti: l’urgenza di trovare rapidamente una soluzione è sotto gli occhi di tutti!
E, fortunatamente, la scienza è venuta in nostro soccorso. Infatti è stato prodotto un vaccino in meno di un anno, tempistiche inimmaginabili prima di ora. Ma ora ci si scontra con una nuova battaglia che vede contrapposte due fazioni: i movimenti no vax e chi, di questi vaccini, è sostenitore e promulgatore. L’iter che ha portato all’approvazione dei vaccini anti COVID-19 è stato estremamente rigoroso ed esistono enti predisposti a valutarne efficacia e sicurezza utilizzando criteri stringenti prima di metterlo a disposizione della collettività. E allora la domanda sorge spontanea: perchè molte persone sono ancora contrarie rispetto all’idea di farsi vaccinare?
Massimo Cesareo, in questo articolo, descrive alcuni fenomeni che possono influenzare la scelta di vaccinarsi o meno e ci spiega come le Scienze Comportamentali siano in grado di prevedere queste dinamiche.
Da pochi giorni le scuole hanno riaperto e molti studenti sono tornati sui banchi.
Oggi vi proponiamo un articolo di LifeGate in cui il nostro Francesco Pozzi, fondatore di aBetterPlace, è stato intervistato per spiegare cos’è il Nudging e per aiutarci a comprendere in che modo possa essere utilizzato nelle scuole per affrontare le maggiori sfide davanti alle quali ci sta mettendo l’attuale pandemia.
Nell’articolo viene dunque presentata la guida gratuita “una spinta gentile per far ripartire la scuola” (scaricabile gratuitamente al seguente link: https://abetterplace.it/aree-di-intervento/educazione-e-cultura/nudgeschool). E’ questo uno strumento pratico realizzato da aBetterPlace e NudgeItalia e pensato per aiutare le scuole a ripartire in sicurezza in questo delicato periodo.
Siete appassionati di cinema e serie TV? Volete sapere cosa c'entra “Tenet” di Christopher Nolan con la disciplina dell'Economia Comportamentale?
Allora siete capitati nel posto giusto.
In questo articolo Sunstein, uno dei padri fondatori della Teoria del Nudge, fa un bilancio dei film e delle serie TV che possono essere riletti con la lente della Behavioral Economics. Tanto per fare un esempio, “Mank”, il recentissimo film uscito nel 2020, ci offre gli spunti per riflettere su un effetto che gli studiosi del comportamento chiamano “reattanza”, cioè la tendenza umana a fare esattamente l'opposto di ciò che ci viene imposto dall'alto.
Perché? Leggi l'articolo cliccando al link sottostante e vieni a scoprire chi ha vinto i “Premi Bacon”, chi si è aggiudicato il titolo di “miglior film” ma, soprattutto, quali sono i bias che possiamo intravedere tra una scena e l'altra.
Se ti piace il cinema, proprio non puoi perdertelo…Buona visione!