Il blog di Nudge Italia

Il semaforo danzante: quando l’attesa si fa divertente

Contenuto elaborato da: Vittoria Perego

Vi è mai capitato di vedere un semaforo danzante? Noi si, grazie alla Behavioral Economics. 

Con questo piccolo intervento di nudging si vuole cercare di modificare il comportamento delle persone con il potente strumento del divertimento! In questo modo si garantisce maggiore sicurezza ai pedoni e agli automobilisti nel delicato momento dell’attraversamento della strada soprattutto nelle aree urbane più trafficate. 

Come? Rendendo divertente il momento dell’attesa. Inoltre potete anche improvvisarvi coreografi: i vostri movimenti vengono trasmessi in diretta sul semaforo e l’omino li riproduce.

Cliccate sul link per saperne di più e fate attenzione in prossimità degli attraversamenti…farsi travolgere dal ritmo è un attimo!

FONTEhttps://www.youtube.com/watch?v=SB_0vRnkeOk&fbclid=IwAR017H1G5kD9hfb8pzgVAE7VV2tZ_p0iRC0yJA33dnCCqM88xw-Jpx7u6QE 

Nudge & donazioni: 4 chiacchiere live l’11.11.2020

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E’ possibile stimolare comportamenti prosociali attraverso il nudging? In che modo?

Su questo tema vi segnaliamo l’evento live dell’11 Novrembre alle ore 13 organizzato da FundraisingMix a cui parteciperà Massimo Cesareo, co-founder di aBetterPlace.

Trovate il programma e tutte le informazioni nella locandina e sulla pagina Linkedin: https://www.linkedin.com/events/nudgeedonazioni-4chiacchiereliv6730151293354065920/ . 

Basta un semplice click per partecipare!

Igiene dentale e Nudging: perché il dentista pretende troppo da noi

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Contenuto elaborato da Chiara Curiale

Quante volte il dentista ci ha raccomandato di lavarci i denti per almeno due minuti e minimo due volte al giorno? Quante volte abbiamo sentito informazioni circa le conseguenze negative associate alla scarsa o scorretta igiene dentale?
Oramai è risaputo: lavare regolarmente e correttamente i denti è importante. Oltre a prevenire problemi dentali come carie, gengivite, parodontite e perdita dei denti (già, di per sé, molto invalidanti), lavare i denti contribuisce a proteggere la salute generale dell’individuo. Sono ormai numerosi gli studi che certificano l’importanza dell’igiene orale per tutto l’organismo e gli esperti sconsigliano all’unanimità di lavare i denti meno di due/tre volte al giorno e, comunque, di lasciare i denti sporchi per più di 24 ore.

Nonostante la salute dei denti sia andata progressivamente migliorando nel corso degli anni, i problemi legati alla scarsa igiene orale rappresentano ancora un rischio per tutte le fasce d’età e sono, secondo l’Istituto Superiore di Sanità, uno dei maggiori problemi sanitari dei paesi industrializzati. Le carie dentali interessano una percentuale di bambini in età scolare compresa tra il 60 ed il 90% e rappresentano un problema anche per la maggior parte degli adulti in tutto il mondo. In Italia le persone sopra i 30 anni che presentano una forma di disturbo gengivale arrivano circa all’80%.

I problemi e le patologie del cavo orale si configurano, così, come un rischio per la salute da non sottovalutare ed hanno un impatto conseguente sul benessere generale della persona. Appare dunque chiara la necessità di agire per migliorare l’adesione alle raccomandazioni dentistiche. Ma, come fare?

Perché non ci laviamo i denti quando e come dovremmo: il problema spiegato dalla Behavioral Economics.
I benefici di una corretta igiene dentale sembrano ormai noti a tutti, così come le conseguenze negative associate a lavaggi dentali poco frequenti e incorretti. Eppure, come mai tendiamo a pensare che saltare occasionalmente un lavaggio dentale non sia poi un gran problema? Perché, puntualmente, 30 secondi dopo l’inizio del lavaggio ci ritroviamo a pensare “dai basta, mi sembra che sia sufficiente così”?

La Behavioral Economics ci insegna che gli esseri umani non sono perfettamente razionali: conoscere qual è la cosa giusta da fare e quali sono gli esiti negativi o positivi di un’azione non è sufficiente per comportarci di conseguenza. Noi esseri umani tendiamo infatti ad adottare scorciatoie di pensiero (euristiche) che possono tradursi in errori (bias) che – per fortuna per tutti – sono sistematici e, in quanto tali, prevedibili. Quando ci troviamo di fronte ad una scelta, come potrebbe essere quella di lavare o meno i denti, non sempre ci comportiamo come buoni decisori. Il comportamento del lavaggio quotidiano dei denti possiede, infatti, una serie di caratteristiche che ci rende più soggetti a possibili “trappole mentali”, le quali chiariscono perché spesso protendiamo per posare lo spazzolino, anziché per usarlo. 

Ecco presentate alcune peculiarità del comportamento di lavaggio dei denti che ne influenzano la frequenza e la durata:

1) E’ un comportamento che richiede uno sforzo attivo.
Ritagliarsi uno spazio per spazzolare i denti prima di uscire, vincere la pigrizia e lavarsi i denti prima di andare a letto sono tutti comportamenti che, per quanto consolidati, implicano comunque un elevato costo della risposta; necessitano, cioè, un impegno attivo da parte della persona che, per questo motivo, potrebbe cedere alla tentazione e desistere dal metterli in atto.

2) Se abbiamo imparato a farlo nel modo sbagliato, per correggerci abbiamo bisogno di risorse cognitive ed attentive molto elevate (o di qualcuno/qualcosa che ci aiuti!). Il self-control bias (bias dell’autocontrollo), che in Economia Comportamentale viene definito come la difficoltà dell’essere umano nel controllare impulsi e comportamenti dettati da abitudini, ci aiuta a capire il perché, se siamo abituati a lavarci i denti nel modo scorretto, difficilmente
riusciremo a seguire le raccomandazioni del dentista o i nostri buoni propositi. In altre parole, tendiamo a prediligere le abitudini consolidate, sebbene possano produrre effetti negativi per il benessere personale: se solitamente laviamo i denti per 50 secondi, spazzolarli per due minuti è un comportamento “nuovo” e che quindi ci costa maggior fatica e per questo ha minori probabilità
di essere messo in atto.

3) Le conseguenze positive o negative del comportamento si manifestano solo nel lungo termine, mentre nel breve periodo non abbiamo percezione dei vantaggi e svantaggi di tale comportamento.
Le persone faticano ad agire oggi in funzione di possibili conseguenze future. L’hyperbolic discounting si riferisce alla tendenza umana di preferire una gratificazione immediata ad una futura, assegnando a quest’ultima un valore minore. Le conseguenze immediate, al contrario, sono subito percepibili e, per questo motivo, hanno un impatto molto più forte sui comportamenti.
Il caso del lavaggio dei denti è proprio uno di quelli in cui le conseguenze negative della scarsa o scorretta igiene, come ad esempio la caduta di un dente o una carie, sono ritardate nel tempo. Evitare la fatica di doversi lavare bene i denti è un comportamento conveniente nell’immediato e che, quindi, tenderemo a preferire più di qualche volta, anche se questo significa trascurare la nostra igiene dentale.

Come fare, quindi, per far contento il nostro dentista e lavare i denti con regolarità e nella maniera appropriata? l’Economia Comportamentale ed il Nudging ci vengono in soccorso in questo. Abbiamo a disposizione gli strumenti per modificare il contesto in cui gli esseri umani si trovano a scegliere ed agire, senza intaccare in alcun modo la loro libertà di scelta. Gli interventi di Nudging,
tra le altre cose, possono contribuire in maniera significativa ed efficace a salvaguardare la nostra salute dentale. 

Come? Per scoprirlo, continua a seguirci e non perderti la seconda parte dell’articolo!

Conti mentali che non tornano: occhio al portafoglio d’investimento!

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Scritto da Luigia Barzaghi, curato da Martina Galimberti

Uno degli obiettivi degli studiosi del comportamento è quello di descrivere in che modo gli esseri umani prendono decisioni e compiono scelte. Per molti anni, il modello di riferimento adottato per studiare i processi decisionali è stato quello proposto dall’economia tradizionale, nel quale l’essere umano veniva trattato come un decisore razionale, in grado di compiere scelte che seguivano alcuni assiomi ben definiti. A partire dagli anni ‘70, tuttavia, diversi studiosi, tra i quali Kahneman e Tversky, pionieri dell’Economia Comportamentale, hanno messo in luce come alcuni degli assunti proposti dalla teoria economica tradizionale non fossero sufficienti per descrivere in modo adeguato la complessità del comportamento umano.

Una tra le più importanti teorie proposte dagli economisti comportamentali è quella del Mental Accounting, elaborata dall’economista Richard Thaler (1985), secondo la quale le scelte economiche delle persone sarebbero fortemente influenzate da un sistema di contabilità mentale che viola diversi postulati della teoria economica tradizionale. Lo studioso, nel descrivere tale fenomeno, parte da alcuni assunti della Teoria del Prospetto formulata da Tvesky e Kahnemann nel 1979, sottolineando come il contesto in cui viene presentata una scelta possa influenzare le decisioni (effetto framing) e come le perdite abbiano un peso emotivo diverso rispetto ai guadagni (avversione alla perdita).

IL SISTEMA DEI CONTI. Tra i diversi concetti descritti all’interno di tale teoria, troviamo quello che viene definito “sistema dei conti” secondo il quale gli individui organizzano le proprie scelte relative al reddito ed alla ricchezza attraverso un sistema di veri e propri conti mentali. In altre parole le persone tendono a separare mentalmente le diverse spese necessarie per gestire al meglio il proprio denaro: “denaro per la spesa”, “denaro per il divertimento” ecc. 

Nella vita di tutti i giorni, il sistema dei conti, sia esso gestito tramite app, quaderni, buste o barattoli, può essere molto utile per controllare le spese e può aiutare le persone a suddividere il loro budget all’interno in diversi conti mentali: uno per le spese correnti finanziato dallo stipendio mensile, uno per le spese eccezionali finanziato dai risparmi giacenti sul conto corrente (ad esempio, l’acquisto di una nuova auto) e anche uno per i risparmi a lungo termine, finanziato dagli asset di borsa (ad esempio, per fini pensionistici). Ad ognuno di questi conti corrisponderebbe inoltre una differente propensione al consumo e questo consentirebbe agli individui di migliorare la loro capacità di autocontrollo.

Questo sistema di contabilità mentale, viola tuttavia quello che viene definito principio economico di fungibilità del denaro: secondo la teoria economica tradizionale, tutto il denaro in nostro possesso dovrebbe infatti essere considerato allo stesso modo, indipendentemente dal fine per cui viene utilizzato o dalla sua provenienza.

GESTIONE DI PERDITE E GUADAGNI. Il lavoro di Thaler ha permesso inoltre di analizzare in dettaglio il modo in cui le persone percepiscono le diverse attività finanziarie e gestiscono mentalmente i guadagni e le perdite ottenute: 

  • In alcuni casi possono usare un solo conto mentale generale in cui contabilizzano tutte le operazioni compiute in un certo periodo. Si parla, quindi, di conto mentale integrato ed il saldo è rappresentato dalla differenza tra guadagni e perdite;
  • In altri casi utilizzano due conti mentali separati raggruppando nel primo i guadagni e nel secondo le perdite.

COMPOSIZIONE DEL PORTAFOGLIOIn che modo le persone allocano le risorse nel loro portafoglio? In uno studio del 2001, Benartzi e Thaler hanno proposto ai partecipanti diverse opzioni che riguardavano l’allocazione dei risparmi ed hanno potuto osservare quanto segue:

  1. Quando sono disponibili due fondi, di cui il primo investito in azioni e il secondo investito in obbligazioni, le persone investono metà dei loro risparmi nel primo fondo e metà nel secondo;
  2. Quando invece sono disponibili tre fondi, di cui due azionari e uno obbligazionario, le persone dividono in parti uguali i loro risparmi tra i tre fondi costruendo così un portafoglio costituito per due terzi da azioni e per un terzo da obbligazioni.

Questo risultato mostra che gli investitori valutano le tre opzioni separatamente e non come parti dello stesso portafoglio. L’incongruenza in questo caso si evidenzia nel fatto che se nel primo caso, con due soli fondi disponibili, gli individui decidono di investire metà del patrimonio nel fondo azionario e l’altra metà in obbligazioni, allora anche nel secondo caso il loro portafogli dovrebbe essere costituito al 50% per cento da azioni e al 50% per cento da obbligazioni, indipendentemente dal numero di fondi a disposizione. Si arriva invece in quest’ultimo caso ad un’allocazione in cui il portafoglio è composto dal 66% da titoli azionari. Gli investitori dimostrano dunque in questo studio di aver difficoltà nel diversificare il loro portafoglio seguendo i principi delineati dall’economia tradizionale: il modo in cui scelgono di allocare le loro risorse è, in altre parole, diverso da quello che adotterebbe un decisore perfettamente razionale.

ANDAMENTO DEL PORTAFOGLIO. A causa della contabilità mentale separata, gli investitori possono avere una percezione distorta dell’andamento del proprio portafoglio: anziché valutarne l’andamento globale, focalizzano la loro attenzione sul rendimento dei singoli titoli.

In una situazione molto semplificata in cui un investitore possiede solo due titoli, la valutazione separata dei loro rendimenti potrebbe fargli perdere di vista che il rendimento del portafoglio sia comunque positivo, nonostante uno sia in perdita e l’altro in attivo. Le perdite, inoltre, sono “sentite” il doppio dei guadagni e l’investitore potrebbe avere la sensazione che il portafoglio sia in perdita.

DISPOSITION EFFECT. Un altro fenomeno collegato alla contabilità mentale è l’effetto disposizione (Disposition Effect), studiato da Shefrin e Statman (1985).

L’effetto disposizione consiste nella tendenza a tenere troppo a lungo nel portafoglio le azioni che stanno perdendo valore, ed, al contrario, vendere quelle vincenti ben prima che possano arrivare al rendimento massimo. 

L’Homo economicus, perfettamente razionale, venderebbe più rapidamente i titoli in perdita e non cederebbe alla tentazione di vendere subito i titoli vincenti, saprebbe aspettare il momento ottimale per vendere ed acquistare, massimizzando la probabilità di guadagno. 

Shefrin e Statman forniscono la seguente spiegazione per questo fenomeno: vendere un titolo significa chiudere un conto mentale, e chiuderlo registrando un utile dà soddisfazione e alimenta la fiducia nelle nostre stesse abilità, mentre chiuderlo in perdita è un duro colpo per la nostra autostima. 

Rinviare la vendita di un titolo che sta perdendo permette quindi di evitare un dolore e magari anche il dispiacere di vedere il titolo recuperare in un momento appena successivo e di conseguenza evitare anche il rimpianto: “se non avessi venduto…”.


In questo articolo sono stati approfonditi alcuni concetti di base che descrivono il fenomeno del Mental Accountig, una delle principali teorie emerse dall’Economia Comportamenale.

Conoscere in che modo prendiamo decisioni in ambito finanziario e sapere che non sempre queste risultano perfettamente razionali può essere di grande aiuto per gli studiosi del comportamento. Un’analisi approfondita di fenomeni come quello descritto possono infatti permettere di sviluppare strategie utili per aiutarci a prendere scelte migliori per il nostro futuro e migliorarne il benessere.


BIBLIOGRAFIA

Benartzi, S., & Thaler, R. H. (2001). Naive diversification strategies in defined contribution saving plans. American economic review, 91(1), 79-98.

Girotto, V., & Legrenzi, P. (Eds.). (2004). Psicologia del pensiero. Il mulino.

Kahneman, D., & Tversky, A. (1979). Prospect Theory: An analysis of decision under risk. Econometrica, 47(2), 263.  

Shefrin, H., & Statman, M. (1985). The disposition to sell winners too early and ride losers too long: Theory and evidence. The Journal of finance, 40(3), 777-790.

Thaler, R. (1985). Mental accounting and consumer choice. Marketing science, 4(3), 199-214.

Nudge@school: una spinta gentile per far ripartire la scuola

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Quest’anno la scuola è chiamata ad affrontare nuove sfide sul piano educativo e sociale che vanno ben oltre ogni nostra esperienza passata.

L’economia comportamentale e più in generale le scienze del comportamento forniscono strumenti utili per sostenere la scuola nello sviluppo di cambiamenti comportamentali e nell’instaurarsi di nuove abitudini.

Riteniamo che queste conoscenze debbano essere messe al servizio di tutti.

Per questo aBetterPlace e NudgeItalia hanno deciso di creare una guida di supporto che fornisce una lettura innovativa di alcune problematiche e spunti pratici per intervenire.

Il documento completo è scaricabile gratuitamente al seguente link: https://lnkd.in/dJHKjjU 

Behavioral Economics for Climate Change

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Contenuto elaborato da: Martina Galimberti

Il 2020 è stato (e lo è tutt’ora) un anno di cambiamenti globali che ha visto l’umanità unita nel fronteggiare un nuovo male. La rabbia ed il dolore sono stati sentimenti comuni che hanno accompagnato il senso di impotenza nell’osservare quanto stava accadendo. Sentimenti questi che caratterizzano un’altra sfida che vede protagonista l’essere umano: quella del cambiamento climatico

Quali sono i meccanismi psicologici che accomunano i problemi più grandi dell’ultimo secolo? Se ne parla in questo articolo dove vengono descritti alcuni bias che possono avere un forte impatto sulla salute del nostro pianeta. 

Curioso di saperne di più? Su aBetterPlace un nuovo articolo in cui si parla di cambiamento climatico, bias e 2020!

Fontehttps://abetterplace.it/nudging-for-climate-change

La Fun Theory colpisce ancora!

Contenuto elaborato da: Chiara Curiale

La “Fun Theory” non smette mai di stupirci! Come avrete ormai capito, l’efficace iniziativa promossa da Volksvagen, sta diffondendosi per il globo, riscuotendo sempre maggior successo.

Oggi vi portiamo un altro esempio di come il divertimento può aiutare nella scelta di stili di vita sani: perché prendere l’ascensore quando le scale divertono molto di più?

Il “Doodle Jump Stairs” è un gioco messo a punto dalla Northumbria University, in Inghilterra, che invoglia le persone a scegliere le scale con un semplice gioco a coppie. Il risultato? Il 75% delle persone in più ha scelto di prendere le scale anziché l’ascensore. Si tratta, a tutti gli effetti, di un intervento di Nudging ben riuscito: una spinta gentile, che non preclude alle persone nessuna opzione di scelta. 

La grande lezione da ricordare è che “Il divertimento può ovviamente
cambiare il comportamento
”.

Fontehttps://www.youtube.com/watch?v=CWwee62DW3U

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