Regressione verso la media: perché i rimproveri non migliorano le prestazioni?
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Contenuto elaborato da: Chiara Curiale
Perché mai noi, che preferiamo stare dalla matematica il più lontano possibile, dovremmo interessarci di statistica, campionamento e media? Che cosa c’entra la media con i piloti d’aereo? Kahneman, psicologo israeliano e vincitore del Premio Nobel in Economia nel 2002, ci spiega perché è importante considerare uno dei principali indici statistici descrittivi: la media.
Egli era incaricato di tenere lezioni ai piloti dell’aeronautica israeliana relativamente alla presa di decisione in contesti di incertezza. Kahneman scoprì che gli istruttori erano convinti – in seguito ad un gran numero di esperienze sul campo – che le punizioni o i rimproveri per gli errori commessi dai piloti fossero il giusto mezzo per migliorarne le prestazioni di volo. Si erano accorti, infatti, che quando ad un comportamento scarso seguiva un rimprovero, la prestazione successiva dei piloti migliorava; al contrario, quando ad una manovra di volo corretta si faceva seguire un rinforzo, la prestazione immediatamente calava. Ma è davvero così?
Apparentemente gli istruttori hanno ragione, ma, se analizziamo a fondo la questione, ci accorgiamo di un effetto che spiega l’andamento delle prestazioni, sia nel campo aereonautico sia nella vita di tutti i giorni. Questo effetto è noto come regressione verso la media: i risultati eccezionalmente buoni o eccezionalmente cattivi rispondono a complesse leggi di casualità; questo fa sì che, dopo aver ottenuto un esito estremo (in positivo o in negativo), l’esito della misurazione successiva tenderà ad essere più vicino alla media. Dopo una manovra di volo particolarmente scorretta (molto sotto la media), il pilota migliorerà la sua performance, che tenderà ad avvicinarsi alla prestazione media, indipendentemente dal rimprovero proveniente dall’istruttore.
La regressione verso la media, quindi, potrebbe spiegare perché i rimproveri talvolta appaiono migliori delle lodi; pensate, ad esempio, all’effetto che questo potrebbe sortire in ambito scolastico o lavorativo, se gli insegnanti e i datori di lavoro non sono adeguatamente informati e formati.
Prendere consapevolezza di questo tipo di effetti è il primo passo per modificare il nostro comportamento.
FONTE: Kahneman, D. (2012). Pensieri lenti e veloci. Milano: Mondadori