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A short animation with Daniel Kahneman to explain how our mind works

A short animation about anchoring, explained by Daniel Kahneman

Siamo esseri molto più “umani” che “razionali”: cosi nasce la Behavioral Economics.

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Quando si parla di decisioni in ambito sanitario o finanziario siamo abituati a pensare che, se opportunamente informati, gli essere umani siano in grado di ragionare e fare scelte in funzione del proprio benessere, ma le cose non stanno esattamente cosi. Daniel Kahneman, psicologo premio Nobel per l’Economia, lo spiega facendo riferimento a due sistemi che convivono nel nostro cervello: il Sistema 1

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Negli ultimi anni le Nudge Units si sono diffuse in maniera capillare a livello globale, radicandosi inizialmente negli U.S.A  e affacciandosi successivamente in Europa, con la nascita del Behavioural Insight Team inglese prima, fino al recente avvento del TEN (The European Nudge Network) di cui anche Nudge Italia fa parte. 

Nel servizio di Barbara Carfagna “Nudging e Anticipatory Computing” trasmesso su Tv7, il settimanale del Tg1, viene mostrata la natura degli interventi di nudging, “spinte gentili ”, a volte quasi impercettibili, che producono grandi cambiamenti, senza prevedere l'utilizzo di sanzioni o restrizioni e preservando la libertà di scelta. Dai paesi in cui il nudging ha preso piede provengono molti esempi di interventi positivi, a costo ridotto e ad alto impatto, che possono migliorare la qualità di vita dei cittadini in diversi modi, dalla scelta di cibi più sani, all'aumento di adesione a piani previdenziali, a un maggior risparmio energetico, ecc..

La giornalista spiega come gli interventi di nudging si basino sulla constatazione che “inconsapevolezza”, “pigrizia” e altri comportamenti irrazionali sono molto più diffusi e rilevanti di quello che normalmente riteniamo.  

Daniel Kahneman descrive infatti due sistemi che convivono nel nostro cervello: il Sistema 1, più “antico”, irrazionale e veloce, che ha garantito la sopravvivenza della specie e il Sistema 2, più evoluto e capace di ragionamenti complessi, ma molto più lento. In molte situazioni, per semplificare l'assunzione di decisioni, gli esseri umani, sotto l'influenza del Sistema 1, utilizzano scorciatoie di pensiero , le euristiche, che portano a commettere tuttavia errori sistematici di valutazione. Proprio questi meccanismi sono oggetto di studio delle Nudge Units, che disegnano interventi che aiutino le persone a far scelte migliori e più efficienti.

Un'altra evidenza che gli studiosi di behavioral economics ci offrono, è che di fatto non esiste un modo completamente “neutro” di proporre le scelte: il modo in cui sono disposti i cibi in una mensa o l'ordine e il numero delle opzioni sopra un modulo, tendono in ogni caso a influenzare verso una certa direzione le scelte dell'individuo che vi si trova di fronte.

Per garantire un utilizzo appropriato di queste conoscenze, è importante che il nudging venga definito non solo come una tecnica che può essere presa in prestito dalla politica, ma come applicazione di una rigorosa scienza del comportamento, messa al servizio della società. Come la ricerca in medicina, fisica, biologia, economia ha il compito di orientare la politica in direzione del benessere della popolazione, così una moderna scienza del comportamento può indicare come attuare in modo efficace questi cambiamenti. E come ogni scienza anche quella del comportamento non può prescindere da riflessioni di ordine filosofico e deve costantemente interrogarsi su questioni etiche.

È questo un tema di grande importanza da riprendere prossimamente e che verrà affrontato durante una giornata di studi su “Scienza del Comportamento,Società, Cambiamento” all'interno del congresso Behavior Science and Policy che si terrà il 5-7 Novembre a Milano presso l'Università IULM.

Siamo esseri molto più “umani” che “razionali”: cosi nasce la Behavioral Economics.

   

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Quando si parla di decisioni in ambito sanitario o finanziario siamo abituati a pensare che, se opportunamente informati, gli essere umani siano in grado di ragionare e fare scelte in funzione del proprio benessere, ma le cose non stanno esattamente cosi. Daniel Kahneman, psicologo premio Nobel per l’Economia, lo spiega facendo riferimento a due sistemi che convivono nel nostro cervello: il Sistema 1,più “antico”, irrazionale e veloce e il Sistema 2, più evoluto e capace di ragionamenti complessi, ma molto più lento. Ed è proprio il Sistema 1, che per lunghissimo tempo ha garantito la sopravvivenza della specie, che si attiva anche ai giorni nostri di fronte a moltissime scelte della vita quotidiana, banali o importanti che siano. Richard Thaler e Cass Sunstein, economisti statunitensi, distinguono gli Econi, ipotetici esseri capaci di comportarsi sempre e comunque razionalmente, dagli Umani, che realmente popolano il nostro pianeta e che essendo molto più sensibili alle caratteristiche del contesto effettuano scelte sulla base di informazioni apparentemente irrilevanti e spesso trascurate. Sono queste fondamentali osservazioni da cui prendono le mosse i numerosi studi che vanno sotto il nome di “behavioral economics” o “psicologia delle scelte”.

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