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Conti mentali che non tornano: occhio al portafoglio d’investimento!

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Scritto da Luigia Barzaghi, curato da Martina Galimberti

Uno degli obiettivi degli studiosi del comportamento è quello di descrivere in che modo gli esseri umani prendono decisioni e compiono scelte. Per molti anni, il modello di riferimento adottato per studiare i processi decisionali è stato quello proposto dall’economia tradizionale, nel quale l’essere umano veniva trattato come un decisore razionale, in grado di compiere scelte che seguivano alcuni assiomi ben definiti. A partire dagli anni ‘70, tuttavia, diversi studiosi, tra i quali Kahneman e Tversky, pionieri dell’Economia Comportamentale, hanno messo in luce come alcuni degli assunti proposti dalla teoria economica tradizionale non fossero sufficienti per descrivere in modo adeguato la complessità del comportamento umano.

Una tra le più importanti teorie proposte dagli economisti comportamentali è quella del Mental Accounting, elaborata dall’economista Richard Thaler (1985), secondo la quale le scelte economiche delle persone sarebbero fortemente influenzate da un sistema di contabilità mentale che viola diversi postulati della teoria economica tradizionale. Lo studioso, nel descrivere tale fenomeno, parte da alcuni assunti della Teoria del Prospetto formulata da Tvesky e Kahnemann nel 1979, sottolineando come il contesto in cui viene presentata una scelta possa influenzare le decisioni (effetto framing) e come le perdite abbiano un peso emotivo diverso rispetto ai guadagni (avversione alla perdita).

IL SISTEMA DEI CONTI. Tra i diversi concetti descritti all’interno di tale teoria, troviamo quello che viene definito “sistema dei conti” secondo il quale gli individui organizzano le proprie scelte relative al reddito ed alla ricchezza attraverso un sistema di veri e propri conti mentali. In altre parole le persone tendono a separare mentalmente le diverse spese necessarie per gestire al meglio il proprio denaro: “denaro per la spesa”, “denaro per il divertimento” ecc. 

Nella vita di tutti i giorni, il sistema dei conti, sia esso gestito tramite app, quaderni, buste o barattoli, può essere molto utile per controllare le spese e può aiutare le persone a suddividere il loro budget all’interno in diversi conti mentali: uno per le spese correnti finanziato dallo stipendio mensile, uno per le spese eccezionali finanziato dai risparmi giacenti sul conto corrente (ad esempio, l’acquisto di una nuova auto) e anche uno per i risparmi a lungo termine, finanziato dagli asset di borsa (ad esempio, per fini pensionistici). Ad ognuno di questi conti corrisponderebbe inoltre una differente propensione al consumo e questo consentirebbe agli individui di migliorare la loro capacità di autocontrollo.

Questo sistema di contabilità mentale, viola tuttavia quello che viene definito principio economico di fungibilità del denaro: secondo la teoria economica tradizionale, tutto il denaro in nostro possesso dovrebbe infatti essere considerato allo stesso modo, indipendentemente dal fine per cui viene utilizzato o dalla sua provenienza.

GESTIONE DI PERDITE E GUADAGNI. Il lavoro di Thaler ha permesso inoltre di analizzare in dettaglio il modo in cui le persone percepiscono le diverse attività finanziarie e gestiscono mentalmente i guadagni e le perdite ottenute: 

  • In alcuni casi possono usare un solo conto mentale generale in cui contabilizzano tutte le operazioni compiute in un certo periodo. Si parla, quindi, di conto mentale integrato ed il saldo è rappresentato dalla differenza tra guadagni e perdite;
  • In altri casi utilizzano due conti mentali separati raggruppando nel primo i guadagni e nel secondo le perdite.

COMPOSIZIONE DEL PORTAFOGLIOIn che modo le persone allocano le risorse nel loro portafoglio? In uno studio del 2001, Benartzi e Thaler hanno proposto ai partecipanti diverse opzioni che riguardavano l’allocazione dei risparmi ed hanno potuto osservare quanto segue:

  1. Quando sono disponibili due fondi, di cui il primo investito in azioni e il secondo investito in obbligazioni, le persone investono metà dei loro risparmi nel primo fondo e metà nel secondo;
  2. Quando invece sono disponibili tre fondi, di cui due azionari e uno obbligazionario, le persone dividono in parti uguali i loro risparmi tra i tre fondi costruendo così un portafoglio costituito per due terzi da azioni e per un terzo da obbligazioni.

Questo risultato mostra che gli investitori valutano le tre opzioni separatamente e non come parti dello stesso portafoglio. L’incongruenza in questo caso si evidenzia nel fatto che se nel primo caso, con due soli fondi disponibili, gli individui decidono di investire metà del patrimonio nel fondo azionario e l’altra metà in obbligazioni, allora anche nel secondo caso il loro portafogli dovrebbe essere costituito al 50% per cento da azioni e al 50% per cento da obbligazioni, indipendentemente dal numero di fondi a disposizione. Si arriva invece in quest’ultimo caso ad un’allocazione in cui il portafoglio è composto dal 66% da titoli azionari. Gli investitori dimostrano dunque in questo studio di aver difficoltà nel diversificare il loro portafoglio seguendo i principi delineati dall’economia tradizionale: il modo in cui scelgono di allocare le loro risorse è, in altre parole, diverso da quello che adotterebbe un decisore perfettamente razionale.

ANDAMENTO DEL PORTAFOGLIO. A causa della contabilità mentale separata, gli investitori possono avere una percezione distorta dell’andamento del proprio portafoglio: anziché valutarne l’andamento globale, focalizzano la loro attenzione sul rendimento dei singoli titoli.

In una situazione molto semplificata in cui un investitore possiede solo due titoli, la valutazione separata dei loro rendimenti potrebbe fargli perdere di vista che il rendimento del portafoglio sia comunque positivo, nonostante uno sia in perdita e l’altro in attivo. Le perdite, inoltre, sono “sentite” il doppio dei guadagni e l’investitore potrebbe avere la sensazione che il portafoglio sia in perdita.

DISPOSITION EFFECT. Un altro fenomeno collegato alla contabilità mentale è l’effetto disposizione (Disposition Effect), studiato da Shefrin e Statman (1985).

L’effetto disposizione consiste nella tendenza a tenere troppo a lungo nel portafoglio le azioni che stanno perdendo valore, ed, al contrario, vendere quelle vincenti ben prima che possano arrivare al rendimento massimo. 

L’Homo economicus, perfettamente razionale, venderebbe più rapidamente i titoli in perdita e non cederebbe alla tentazione di vendere subito i titoli vincenti, saprebbe aspettare il momento ottimale per vendere ed acquistare, massimizzando la probabilità di guadagno. 

Shefrin e Statman forniscono la seguente spiegazione per questo fenomeno: vendere un titolo significa chiudere un conto mentale, e chiuderlo registrando un utile dà soddisfazione e alimenta la fiducia nelle nostre stesse abilità, mentre chiuderlo in perdita è un duro colpo per la nostra autostima. 

Rinviare la vendita di un titolo che sta perdendo permette quindi di evitare un dolore e magari anche il dispiacere di vedere il titolo recuperare in un momento appena successivo e di conseguenza evitare anche il rimpianto: “se non avessi venduto…”.


In questo articolo sono stati approfonditi alcuni concetti di base che descrivono il fenomeno del Mental Accountig, una delle principali teorie emerse dall’Economia Comportamenale.

Conoscere in che modo prendiamo decisioni in ambito finanziario e sapere che non sempre queste risultano perfettamente razionali può essere di grande aiuto per gli studiosi del comportamento. Un’analisi approfondita di fenomeni come quello descritto possono infatti permettere di sviluppare strategie utili per aiutarci a prendere scelte migliori per il nostro futuro e migliorarne il benessere.


BIBLIOGRAFIA

Benartzi, S., & Thaler, R. H. (2001). Naive diversification strategies in defined contribution saving plans. American economic review, 91(1), 79-98.

Girotto, V., & Legrenzi, P. (Eds.). (2004). Psicologia del pensiero. Il mulino.

Kahneman, D., & Tversky, A. (1979). Prospect Theory: An analysis of decision under risk. Econometrica, 47(2), 263.  

Shefrin, H., & Statman, M. (1985). The disposition to sell winners too early and ride losers too long: Theory and evidence. The Journal of finance, 40(3), 777-790.

Thaler, R. (1985). Mental accounting and consumer choice. Marketing science, 4(3), 199-214.

RICHARD THALER : Premio Nobel per l’economia 2017 !

Esplorando le conseguenze della razionalità limitata, delle preferenze sociali e della mancanza di autocontrollo, ha mostrato come questi tratti umani influenzano le decisioni individuali e gli esiti di mercato” questa è la motivazione della Royal Academy svedese.


Di seguito il contributo del Professor Paolo Moderato su State of Mind - il giornale delle scienze psicologiche:

http://www.stateofmind.it/2017/10/richard-thaler-nobel-economia-nudge/

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