Siamo esseri molto più “umani” che “razionali”: cosi nasce la Behavioral Economics.
Quando si parla di decisioni in ambito sanitario o finanziario siamo abituati a pensare che, se opportunamente informati, gli essere umani siano in grado di ragionare e fare scelte in funzione del proprio benessere, ma le cose non stanno esattamente cosi. Daniel Kahneman, psicologo premio Nobel per l’Economia, lo spiega facendo riferimento a due sistemi che convivono nel nostro cervello: il Sistema 1,più “antico”, irrazionale e veloce e il Sistema 2, più evoluto e capace di ragionamenti complessi, ma molto più lento. Ed è proprio il Sistema 1, che per lunghissimo tempo ha garantito la sopravvivenza della specie, che si attiva anche ai giorni nostri di fronte a moltissime scelte della vita quotidiana, banali o importanti che siano. Richard Thaler e Cass Sunstein, economisti statunitensi, distinguono gli Econi, ipotetici esseri capaci di comportarsi sempre e comunque razionalmente, dagli Umani, che realmente popolano il nostro pianeta e che essendo molto più sensibili alle caratteristiche del contesto effettuano scelte sulla base di informazioni apparentemente irrilevanti e spesso trascurate. Sono queste fondamentali osservazioni da cui prendono le mosse i numerosi studi che vanno sotto il nome di “behavioral economics” o “psicologia delle scelte”.