SIAMO VERAMENTE RAZIONALI QUANTO PENSIAMO? (PARTE 2)

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Dopo aver mostrato cosa può comportare un semplice cambiamento nelle alternative di scelta a livello di decision making, vediamo oggi l’effetto di un fenomeno per certi versi opposto, ma che concerne, come il precedente, il modo in cui viene presentato il problema. Cosa succede se a cambiare non sono le alternative di scelta ma il modo in cui viene presentato il problema, la cosiddetta “cornice”?

ESPERIMENTO 2

Premessa: Daniel Kahneman e Amos Tversky (1981) hanno osservato che uno stesso problema, presentato in modo differente, può spingere il soggetto a compiere scelte diverse. Questo fenomeno è stato definito “effetto framing”. Per testarlo abbiamo esposto ai nostri studenti il problema della pericolosità delle carni lavorate, che qualche anno fa è passato alla cronaca allarmando milioni di italiani circa la loro cancerogenicità, ma che in realtà non comportava un rischio così elevato.

Metodo e partecipanti: sono stati reclutati 140 studenti dell’Università IULM di Milano, i quali sono stati divisi in due gruppi, ciascun gruppo è stato poi sottoposto a una diversa condizione dell’esperimento.

Nella condizione di controllo (76 soggetti), i dati inerenti la pericolosità delle carni lavorate sono stati riportati così come sono stati divulgati dai media qualche anno fa. Il quesito recitava in questo modo:

“Per chi non mangia mai carni lavorate, il rischio di contrarre un cancro al colon nell’arco della vita è del 5%. Per chi mangia 50g di carni lavorate ogni giorno della sua vita, il rischio relativo di contrarre un cancro al colon nell’arco della vita aumenta del 18%. Su 100 persone, quante probabilmente contrarranno un cancro al colon nell’arco della loro vita mangiando 50g di carni lavorate ogni giorno”

A   circa 5               B   circa 18               C   circa 6               D   circa 23

Nella condizione sperimentale (62 soggetti) le alternative di risposta sono rimaste le stesse, ma i ricercatori hanno cambiato la modalità tramite la quale hanno espresso l’incremento del rischio di contrarre il cancro, non più quantificato per mezzo di una percentuale relativa, ma tramite una percentuale assoluta:

“Per chi non mangia mai carni lavorate, il rischio di contrarre un cancro al colon nell’arco della vita è del 5%. Per chi mangia 50g di carni lavorate ogni giorno della sua vita, il rischio di contrarre un cancro al colon nell’arco della vita aumenta dell’1%. Su 100 persone, quante probabilmente contrarranno un cancro al colon nell’arco della loro vita mangiando 50g di carni lavorate ogni giorno”

A   circa 5               B   circa 18               C   circa 6               D   circa 23

Ipotesi: essendo i due problemi identici da un punto di vista matematico, la scelta corretta dovrebbe ricadere in entrambi i casi sulla risposta C (circa 6). Ma le due diverse “cornici” potrebbero portare i soggetti a diverse tipologie di scelte.

Risultati: nella condizione di controllo, solo il 13,2% dei soggetti ha sostenuto che a contrarre il cancro sarebbero stati 6 soggetti su 100, la risposta corretta. Nella condizione sperimentale, invece, ben il 34,4% dei soggetti ha risposto correttamente, mentre tutte le altre risposte sono state scelte da un minor numero di soggetti.

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Discussione: i risultati mostrano come una semplice variazione della cornice, ovvero del modo in cui vengono riportate le informazioni, possa portare a scelte completamente diverse. È ipotizzabile che nella condizione di controllo, i soggetti abbiano tralasciato il collegamento tra la percentuale 18% e la parola “relativo”, questo ha spinto loro a considerare l’incremento relativo del 18% come sconnesso dal 5% richiamato all’ inizio del problema, e quindi a sovrastimare le possibilità di cancro al colon. Nella condizione sperimentale, la percentuale assoluta dell’1% ha invece facilitato i soggetti nella comprensione del problema, portandoli a optare per la scelta corretta. La soluzione del problema, nella fase di controllo, sta infatti nel calcolare il 18% di 5% e di sommare il risultato ottenuto al rischio iniziale. I 18% di 5 corrisponde pressoché a 1, il che ci riporta facilmente alla seconda cornice del problema, espressa nella condizione sperimentale.

Conclusione: L’effetto framing fa sì che le persone, poste davanti a problemi identici nel contenuto, ma che variano nel modo in cui sono presentati, inquadrino in maniera diversa il problema, giungendo così a soluzioni diverse a seconda dell’inquadramento adottato, soluzioni soggettive e non razionali. L’impatto di questo fenomeno è molto più esteso di quanto si possa immaginare, riguardando la nostra percezione del rischio come evidenziato in questo studio, le nostre scelte economiche, quelle relative alla salute e molte altre. L’effetto della manipolazione delle informazioni si rivela così di fondamentale importanza, pensiamo per esempio quanto inutile allarmismo si sarebbe evitato se gli studi sulle carni lavorate fossero stati trasmessi con una cornice simile a quella riportata nella condizione sperimentale. Siamo veramente razionali come pensiamo? La risposta è ancora negativa.

A cura di Davide Crivellaro